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SUCCESSIONE: I SOLDI DATI IN VITA DAL GENITORE AL FIGLIO CONVIVENTE SONO SOGGETTI A COLLAZIONE?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18814/2023, si è espressa in merito alla natura delle somme elargite in vita dal genitore al figlio con lui/lei convivente, se queste debbano essere inquadrate nell’alveo delle donazioni e pertanto essere considerate dei veri e propri anticipi di eredità o no.

Per donazione si intende il “contratto col quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione”.  È noto che le donazioni fatte in vita dal donante possono incidere in modo significativo sul complesso assetto patrimoniale dell’eredità e impoverire potenzialmente la quota di eredità spettante.

 Nel caso di specie, una madre, durante il periodo di convivenza con la figlia, aveva elargito a favore di quest’ultima e dei suoi bisogni quotidiani, parte della sua pensione. Dopo la morte della donna, gli altri suoi figli agivano contro la sorella avanzando la tesi secondo cui quel denaro avrebbe dovuto essere considerato parte dell’eredità e quindi soggetto a collazione. Dopo le decisioni di entrambi i giudici di merito che avevano accolto la domanda dei fratelli e condannato la figlia della de cuius alla restituzione di quanto indebitamente ricevuto dalla madre durante la loro convivenza, la condannata ricorreva in Cassazione.

La Suprema Corte con l’ordinanza n. 18814/2023 respingeva la tesi dei due fratelli e sanciva il principio per cui non sono soggette a collazione le attribuzioni patrimoniali operate in favore del figlio convivente se non si dimostra lo spirito di liberalità e che quindi non siano state fatte per adempiere alle obbligazioni derivanti dalla convivenza.

Per cui la pensione data a Caio non deve considerarsi anticipazione di eredità quando le somme elargite dal padre (Tizio) al figlio convivente (Caio) siano state da quest’ultimo utilizzate per l’adempimento di obbligazioni nascenti dalla convivenza piuttosto che dallo spirito di liberalità.