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Addio al “fallimento”, la nuova riforma è stata approvata alla Camera

Nessuno potrà essere più apostrofato come "fallito" e scomparirà anche la parola "fallimento" (e la relativa procedura) che verrà sostituita dal termine "liquidazione giudiziale". Parte dal vocabolario la riforma delle discipline della crisi d'impresa e dell'insolvenza approvata dalla Camera a larga maggioranza (276 voti a favore, 125 astenuti e 1 contrario). Il d.d.l., che consta di 15 articoli, delega il Governo a riformare la legge del 1942 sul fallimento, tenendo conto delle indicazioni fornite dalla Commissione ministeriale Rordorf. Il testo ora traghetta verso il Senato per il sì definitivo che non dovrebbe, a questo punto, incontrare grossi ostacoli. Massima la soddisfazione del ministro della giustizia Orlando che a margine dell'approvazione parla di "un primo passo importantissimo verso l'approvazione definitiva di una riforma che finalmente modernizza un sistema vecchio di 74 anni". Con questo provvedimento, aggiunge il Guardasigilli, sintetizzando i punti chiave della riforma, "si anticipano le procedure di allerta, si cerca di prevenire il rischio default quando è ancora possibile e si colma la lacuna che riguardava i gruppi di imprese: insomma, si contribuisce fondamentalmente alla competitività del Paese, che così si allinea ai criteri che, in materia, ispirano gli altri Stati europei".